Racconta il tuo mondo, i tuoi percorsi di Cura.


Concorso  fotografico
promosso dal
Coordinamento Provinciale Riabilitazione Dipendenze Patologiche
Co.Ri Va Là

con la collaborazione del
Circolo Fotografico “La Gondola”

Racconta il tuo mondo: i tuoi percorsi di Cura

premiazione ore 12,15  del 21 settembre 2018 
Sala Convegni Centro “Cardinale G. Urbani”
via Visinoni 4/c – 30174 Venezia-Zelarino

con la partecipazione:
Ser.D Aulss 3 Serenissima; Ser.D Aulss 4 Veneto Orientale; Associazione Solidarietà 79; Ce.I.S. Don Milani; Villa Renata; Villa Soranzo; U.O. Rdd Comune di Venezia

L’ INIZIATIVA INTENDE STIMOLARE IL DESIDERIO DI RACCONTARE ESPLORANDO ED OSSERVANDO IL PROPRIO MONDO INTERNO ED ESTERNO.
UN PERCORSO DI SCAMBIO IN GRUPPO ESPRESSIVO-COMUNICATIVO ATTRAVERSO L’UTILIZZO DELLO STRUMENTO FOTOGRAFICO.

“Quando ho accettato la proposta di Mariella di coinvolgere il mio Circolo Fotografico « La Gondola » con una collaborazione per il Concorso “Racconta il tu mondo: i tuoi percorsi di Cura” le ho chiesto di presentarci l’iniziativa in una delle serate della nostra Associazione Culturale che si trova ogni venerdì sera al Centro Culturale CZ95 alla Giudecca.

In quell’occasione la Mariella ci ha illustrato le edizioni precedenti  e per questa abbiamo concordato che i partecipanti avrebbero potuto proporre fino a quattro foto aderenti al tema.

Come Giuria ci siamo confrontati sulle opere proposte e con una visione quasi unanime abbiamo concordato quali premiare e segnalare.

Sulla fotografia autobiografica, sulla fotografia come cura, come momento terapeutico o di riflessione sul sé, sul fotolinguaggio in contesti di cura, ci sarebbe tanto da dire, tanto è stato scritto e non mi voglio dilungare in questa sede.

Ma due parole sulla personale esperienza di questo percorso le scrivo.

Mi aspettavo tanti selfie, visto che siamo nell’epoca del selfie, invece pochissimi. Avevo paura di essere sommerso dalle solite immagini, come siamo abituati in questo periodo di smartphone, come siamo abituati a vedere sui media, nei social: sempre le medesime anche perché  abbiamo e viviamo in un fiume di immagini, una piena confusa ed assordante di foto, che finisco per vanificare il messaggio: siamo annegati nelle immagini, siamo soffocati dalle fotografie.
Siamo disgustati, come dopo aver fatto una indigestione di cibo e dopo, per parecchio tempo, non ne vogliamo più sapere. 
Oggi, le immagini ci passano sopra …

Ma non sempre è così, per fortuna!. Come in questa occasione, come in questo contesto.
Tra le immagini premiate e segnalate, e non solo tra queste, ci sono fotografie che ci guardano, che ci interpellano, che rischiano di fissarsi nella nostra memoria.
Sono le immagine che possiamo definire « Fotografie del Silenzio »*.
Cosa sono le fotografie del silenzio? Le foto che rappresentano luoghi incantati e silenti : paesaggi di montagna, etc … ! Direte voi!
No ! Non è così! Le fotografie del silenzio sono quelle che fermano il nostro sguardo, che ci costringono a fermare il nostro pensiero, che parlano, che ci dicono: pensa.
Per poi aiutarci ad andare in un altro posto, verso un posto che ci disorienta e ci interpella.

Ecco! E’ cosi!

In questo concorso quelle premiate, segnalate, ma anche tante altre, sono  « immagini del silenzio », che incrinano le nostre certezze, che rilevano una dimensione nascosta della realtà.

E per questo dico grazie a tutti i partecipanti, ai premiati, ai segnalati : grazie di questo dono di Fotografie del Silenzio* che invito a guardare,  fermandosi un attimo su ognuna di loro … per cercare di capire …”
Fabrizio Uliana, socio del Circolo Fotografico “La Gondola”
*Gigliola Foschi, Le Fotografie del silenzio, Mimesis, 2015

La Giuria composta da

  1. Massimo Stefanutti Presidente Circolo Fotografico la Gondola di Venezia
  2. Matteo Miotto, Consigliere del Circolo Fotografico la Gondola di Venezia
  3. Fabrizio Uliana, socio del Circolo Fotografico La Gondola di Venezia
  4. Luciano Bettini, socio del Circolo Fotografico La Gondola di Venezia
  5. Lubomira Bajacarova, socia del Circolo Fotografico La Gondola di Venezia
  6. Mariella Vidal Tagliapietra, Ser.D. di Venezia
  7. Adriana Bottazzo, Ser.D. di Mestre
  8. Cinzia Varisco, Comunità Emmaus
  9. Mariangela Milanese, Comune di Venezia
  10. Francesco Moret,  Associazione Solidarietà ‘79
  11. Emanuele Perrelli, Ser.D. Dolo-Mirano
  12. Giorgia Gobbato, Comunità di Venezia

si è riunita mercoledì 5 settembre c/o il Ser.D. di Venezia-Mestre  e ha votato come segue

1° CLASSIFICATO
C. V.  – Comunità Terapeutica “Villa Renata”

 

2° CLASSIFICATO
A. C.  – Centro Soranzo

 

3° CLASSIFICATO
G. G. –  Associazione Solidarietà

 

3° CLASSIFICATO PARI MERITO
S. M.  Associazione Solidarietà

SEGNALAZIONE
C. M. – Associazione solidarietà ‘79

 

SEGNALAZIONE 
T. M. C. –  
Centro Soranzo

 

SEGNALAZIONE
R. F.  – Ser.D. di Dolo

 

Hanno partecipato trenta autori con le opere e i testi di seguito riportate:

Find your dream. Foto 1. …Prima e durante il percorso Foto 2. La luce è sempre più vicina Foto 3. Un percorso comune Foto 4. Verso la luce

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Il mio stato d’animo. Foto 1. Mi sento in gabbia Foto 2. Sogno di partire Foto 3. Lasciare la mia isola Foto 4. Scoprire altri tramonti

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Cammino dentro di me. Foto 1. Viaggiando nella notte, immersa nei pensieri Foto 2. Si intravede un barlume di luce Foto 3. Con la mente coloro il futuro Foto 4. Porto frutto

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IL MIO PERCORSO. Dopo alcune vicissitudini giudiziarie mi sono trovato ad affrontare un percorso di riabilitazione che mi ha reso consapevole dell’importanza di alcuni concetti che ho cercato di rappresentare con le mie foto e che nella vita a mio avviso risultano fondamentali. Queste fotografie rappresentano una mia visione personale di me stesso, calato in un contesto: foto 1 voglio affrontare il tema del lavoro manuale, l’impegno quotidiano nel lavoro a mio parere tiene lontani da possibili risvolti negativi. foto 2 voglio rappresentare il concetto di disciplina che io ritengo sia un elemento fondamentale per migliorarsi nella vita di tutti i giorni. foto 3 voglio rappresentare il concetto di allenamento, a simboleggiare la costanza necessaria per fortificare quelle parti di noi che servono ad affrontare in modo più preparato la vita.

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IL MIO PERCORSO. Desidero esprimere le mie emozioni durante la mia evoluzione nel percorso di cura. Incominciamo dallo stato d’animo prima del percorso: ero depresso e mi sentivo ormai finito come nel buio di una stanza chiusa (foto n. 1). Ho cominciato un percorso in Comunità dove ho ripreso a vedere una via d’uscita che mi portava verso la consapevolezza di potermi fidare del prossimo. Ho cominciato a comunicare con le persone senza piangermi addosso lottando contro le mie fragilità aiutato dagli operatori e da una psicologa i quali sono riusciti a farmi aprire su ciò che più mi affliggeva maturando più fiducia in me stesso e la fede in Dio che avevo perso. E’ come se quella stanza buia si fosse illuminata permettendomi di vedere la via d’uscita verso il prossimo e Dio (foto n. 2) il quale ci permette di apprezzare ciò che di buono si può trovare nelle relazioni umane. Ora mi sento più sereno sapendo che si può uscire dalla solitudine grazie agli altri e a Dio (foto n. 3).

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IL MIO PERCORSO. Desidero esprimere le mie emozioni durante la mia evoluzione nel percorso di cura. Incominciamo dallo stato d’animo prima del percorso: ero depresso e mi sentivo ormai finito come nel buio di una stanza chiusa (foto n. 1). Ho cominciato un percorso in Comunità dove ho ripreso a vedere una via d’uscita che mi portava verso la consapevolezza di potermi fidare del prossimo. Ho cominciato a comunicare con le persone senza piangermi addosso lottando contro le mie fragilità aiutato dagli operatori e da una psicologa i quali sono riusciti a farmi aprire su ciò che più mi affliggeva maturando più fiducia in me stesso e la fede in Dio che avevo perso. E’ come se quella stanza buia si fosse illuminata permettendomi di vedere la via d’uscita verso il prossimo e Dio (foto n. 2) il quale ci permette di apprezzare ciò che di buono si può trovare nelle relazioni umane. Ora mi sento più sereno sapendo che si può uscire dalla solitudine grazie agli altri e a Dio (foto n. 3)

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IL MIO PERCORSO. Con questa serie di fotografie ho voluto rappresentare il mio percorso svolto fino ad oggi e ciò che mi auguro per il futuro. Con la prima immagine (foto n. 1) ho desiderato esprimere la sensazione del tempo fermo e in qualche modo perso di qualche anno fa alla quale ho cercato di reagire riprendendo in mano la mia vita e dando un senso alle giornate (foto n. 2). Attraverso l’impegno lavorativo (foto n. 3) ho voluto raccontare il mio momento attuale in cui sento importanza dell’occupazione quotidiana con l’augurio che questo mio impegno possa portarmi presto ad una maggiore autonomia e possibilmente all’indipendenza che ho cercato rappresentare con la fotografia n. 4.

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Nella vita si può rimanere imbrigliati nella ragnatela della sostanza e ritrovarsi ad essere l’ombra della fortezza che si era. Ma insieme agli altri nonostante il peso dei problemi ci si può risollevare ed avere nuovamente una vita libera da ogni dipendenza. Foto 1. Sostanza Foto 2. Ciò che rimane dopo la sostanza Foto 3. Senza Titolo Foto 4. La crescita

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Senza acqua non c’è vita e io ero un deserto che mi trascinavo senza una foglia verde. Ho provato e riprovato a crescere, ho lottato per buttare fuori le mie foglie ma tutto intorno solo terreno brutto che mi soffocava e mi impediva di vedere la luce del sole. Timidamente le mie radici hanno trovato voce nelle serre di Soranzo, qui ho trovato l’amore la comprensione e la professionalità per farmi sbocciare. Con le mie foglie il mio verde spicca illumina il terreno di foglie morte. La bandiera della mia libertà. Foto 1. Senza Titolo Foto 2. Senza Titolo Foto 3. Senza Titolo Foto 4. Rinascita

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Mi alzo una mattina come tante, mal di testa, i vestiti sparsi per tutta la stanza decido quasi senza pensarci che non è più tempo di andare avanti così. Mi ritrovo come per incanto seduto su una panca rossa, gomito sul ginocchio, sguardo triste ma deciso, come quello di chi ha deciso di mettersi in gioco e salvarsi la vita. Un trolley pieno di vestiti tra le gambe. È l’ingresso del Centro Soranzo, dove spero più di ogni altra cosa di essere nel posto giusto. La mia casa per i prossimi mesi. Ma l’affetto, l’aiuto e la comprensione dei compagni, e la professionalità dei terapeuti ancora purtroppo non bastano. Bisogna lottare giorno dopo giorno, mettersi in gioco, andare a scavare nel profondo di me stesso per trovare quelle debolezze che mi hanno portato fino a qui. Solo così nel magico triangolo, compagni, terapeuti, me stesso, riesco a mettere in scacco il re nero della mia malattia. È una bella giornata di sole, il cancello del centro mi sorride aperto. Il passo è deciso, mi lascio alle spalle il mio lato oscuro, sapendo che dovrò ugualmente combattere ogni istante della mia vita per non ricadere. Ma fiducioso, per tutte le cose apprese durante il mio percorso, varco il cancello, e affronto la vita. Foto 1. Scacchi Foto 2. Senza Titolo Foto 3. Senza Titolo Foto 4. Rinascita

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La mia rinascita. Una foresta che mi appare piena di pericoli nel mezzo intravedo una pozzanghera paludosa colorata di marrone non c’è acqua limpida, impossibile nuotare, impossibile bere. Punto dagli insetti mi trascino su un campo da calcio li vicino. I miei sogni da bambino mi viene in mente il sorriso che mi provocava prendere a calci un pallone. Gioia pura. Ma qui la rete bucata il pallone è sgonfio la mia mira ceca. Capisco che la strada da fare è lunga e piena di difficoltà. Ma qui a saoranzo trovo amore, sorrisi e persone preparate. Di notte i lampioni fanno a gara con le stelle per regalarmi la luce più bella. Adesso sono un albero forte le radici ben piantate nel terreno, i rami mossi dal vento: una musica che vuol dire libertà. Foto 1. La sofferenza nella palude e nella foresta Foto 2. Senza Titolo Foto 3. Senza Titolo Foto 4. Senza Titolo

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Imprigionato in quel mondo bianco che è bloccato dalle catene della sostanza, non distinguo più niente, nemmeno la mia anima che appare trasfigurata come un mostro, attorno a me tutto sembra continuare ad andare avanti imperterrito lasciando tutto indifferente al suo cambiamento. Capisco che non posso più andare avanti così, non ci sono più strade possibili…. Devo imboccare il sentiero della vita! Un percorso con compagni che mi accolgono e aiutano giorno dopo giorno, terapeuti che allenano i muscoli della mia mente ad affrontare la sfida più importante, la partita della vita. Sono sicuro che il goal decisivo sarà il mio! Foto 1. Il deterioramento della sostanza Foto 2. Prigionia della sostanza Foto 3. La partita con la vita Foto 4. Senza titolo

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Foto. 1 Goccia: Dopo anni in caduta libera come una goccia dal cielo tempestoso arrivo inesorabile in questo Villagio magico vitale. Ancora annebbiato nel percepire le sensazioni, offuscato nel vedermi attorno tanto da non udire cosa mi si dicesse. Riesco però ad accorgermi che nel bene e nel male sono ancora vivo e il mio corpo vibra ancora lasciando un segno. Foto. 2 Senza titolo Inizia ora con piccole cose quotidiane la depurazione del corpo e dello spirito lascio alle spalle i sensi di colpa e le frustrazioni. Mi preparo ad assorbire quanto più sia necessario al mio percorso. Foto 3. Tronco: Mi guardo attorno tra tanti specchi e per quanto piccolo e schiacciato dal mio passato più recente vedo nelle cortecce più anziane la possibilità e la speranza di chi assieme può affrontare gli anni più duri con il comune sacrificio. Foto 4 Senza titolo Il peggio è passatole nuvole si diradano rimane un lieve venticello da sfruttare per gonfiare le vele e per far ritorno

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Arrivai confuso dopo tanto buio era appena sbocciato un fiore di tarassaco. Vicino a me un tombino (la dipendenza) lontano una casa rossa come il colore delle emozioni, dove volevo andare, esserci, ricominciare

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Eccoti caduto, alle pendici di soranzo, ti ritrovi dentro un cestino. È il vaso di pandora da lì una volta aperto, la tua dipendenza invade il mondo e tu sei in gabbia dentro una rete. Non ti resta che aspettare, avere la forza di attendere , e prendere posto. E da li riscrivere il tuo futuro, partendo da una pagina bianca. Foto 1. Senza titolo Foto 2. La gabbia della dipendenza Foto 3. Senza Titolo Foto 4. Senza Titolo

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Il percorso tipo di un utente è rappresentato in sintesi da queste 4 foto e vogliono parlare del tunnel da cui ognuno di noi vuole uscire, il percorso da affrontare, l’iglù come segno di protezione che si cerca e si trova come in un centro terapeutico. E la carrucola l’aiuto a rialzarsi dal punto di vista fisico morale e psicologico. Per un pronto reintegro in società. Foto 1. Il Tunnel Foto 2. Il cammino Foto 3. Iglu Foto 4. Carrucola

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PRIMI PASSI DI UNA NUOVA VITA. Può succedere nella vita di arrivare ad una svolta che però può essere lacerante , dolorosa, profonda. Ma da quella volta si può iniziare un nuovo cammino che porta alla rinascita di noi stessi. Dopo quattro mesi di percorso, ora custodisco le mie emozioni come le cose più care che ho e delle quali non ero abituata. In questo momentoprovo un sentimento di gioia e beatitudinr questa sensazione appartiene a quelle cose che semplicemente capitano , come un regalo, un’attenzione, un tocco un sorriso, le parole di un compagno, un consiglio di un terapeuta. Lentamente poso lo sguardo su ciò che incontro. In queste quiete di Soranzo avverto un senso di meraviglia. Sento che riconosco tutto spontaneamente. Finalmente libera. Foto 1. Senza titolo Foto 2. Senza titolo Foto 3. Senza titolo Foto 4. Passi

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Sono Irene, ti mando le fotografie per il concorso fotografico. Scrivo delle didascalie per le foto, perché ho letto nel volantino che ogni fotografia deve avere una didascalia: foto1: I medicinali che devo prendere e i documenti che devo presentare ai medici che seguo; foto 2: l’entrata del posto in cui seguo  il programma di  cure; foto 3: un’entrata dell’ospedale nel quale mi curo; foto 4: la signora Laura Berlese che realizza bomboniere nel  suo negozio di ceramiche  e io mi occupo di aiutarla grazie agli educatori del Salotto,  perché non ho ancora trovato una professione; Nel volantino del concorso era indicato che si deve presentare una delle quattro foto per il concorso, e la foto che voglio presentare è la numero 1. Ciao

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FOTO 1. La dolce infanzia FOTO 2. Incontro con le droghe e l’incontro con i farmaci prescritti che mi hanno calmato l’uragano che avevo dentro, permettendomi di lavorare sul singolo disturbo o difficoltà. FOTO 3. L’aiuto ricevuto dalla famiglia e più avanti nel tempo dalle verifiche Icf. FOTO 4. Il valore empirico del Salotto come luogo salvifico dove poter sviluppare la Recovery (Una sorta di palestra e solida piattaforma lavorativa).

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1) L’ho scattata dopo una seduta di pittura e accortomi del segno sul volto ho voluto immortalare tale visione perché interpreta a pieno il totale abbandono nel dipingere che nell’ultimo anno mi ha tenuto lontano dalla droga e aiutato nei momenti di craving. 2) IL BONSAI: questo piccolo grande albero mi è stato regalato alla cena di Natale di 2 anni fa ed è la metafora del mio percorso: Difficoltà a sopravvivere, morte apparente, ripresa e relativa nuova ramificazione, poi durante il periodo di ricaduta di un anno e mezzo fa il ritorno di una morte apparente ed ora che sto meglio e sono uscito dalla spirale, lo abbevero costantemente e lui ha una parte di morte con sé e un ramo nuovo pieno di vita e di foglie nuove, proprio come me. 3) Riconoscimento ottenuto dalla partecipazione al primo premio internazionale di arte contemporanea Palermo accompagnato da un attestato che premia la mia ricerca costante nella pittura firmato da Paolo Levi noto intellettuale ebreo, con una storia di vita enorme e tutto ciò mi ha fatto pensare al nostro motto: “IO VALGO”. 4) AUTORITRATTO: autostima +; foto scattata in un periodo prolifico e fecondo e “roseo” nonostante le turbolenze e perciò da immortalare.

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Foto 1. Solitudine Foto 2. In cerca di un sostegno Foto 3. Un compagno l’incontro Foto 4. La condivisione di un percorso

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Foto 1. Che dura la vita

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Foto 1. Giudizio universale Riproduzione del giudizio universale utilizzando come chiave di lettura la tossicodipendenza. Per ogni persona la foto assume significati diversi. Per me cielo aperto, tramonto, nuvoletta all’orizzonte, mani in cerca di contatto rappresentano ricerca d’aiuto nella mia storia di dipendenza.

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Siamo stati soli troppo a lungo, chiusi nella nostra gabbia, impassibili a tutto, insensibili ad ogni contatto per paura di amare. Questa foto rappresenta la mia cura, lo sguardo fisso nel vuoto e le sbarre di ferro la convinzione di essere estranei, di non farcela, quindi meglio non guardare. Poi finalmente ci si volta e si riesce ad aprire gli occhi e a scoprire che c’è qualcuno li che ci aspetta, che ci tende la mano e ci riporta nella realtà: non siamo soli. Finalmente. È bello sentirsi qualcuno. Foto 1. Fiducia Foto 2 Fiducia

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1 Il morso della realtà. La mia sensibilità infantile viene traumatizzata in circostanze che in questa foto vengono rappresentate con l’ ombra di uno squalo che prova ad azzannare un bambino. Durante la mia crescita ed il mio sviluppo, questo mi ha portato ad intraprendere strade pericolose per fuggire dai miei sentimenti cosi dolorosi. 2. Sostanza. Ho provato ad annegare i miei pensieri in un mare di sostanze ma ho scoperto che questi galleggiano. 3. Giorni infernali .Giorni infernali mi lascio alle spalle, troppe volte ho sfidato la morte, mi ha trovato, mi ha guardato, mi ha graziato, rispettato; le devo la vita. 4. Libero di rimanere. Sono libero di rimanere in un posto dove il percorso non mi è chiaro, come se si prova a guardare attraverso un bosco fitto di rami e con il sentiero in salita , un posto dove non ci sono cancelli che ti impediscono di uscire e di decidere della tua vita, un posto dove la strada è lunga e difficile da percorrere ma che alla sua fine proietta luce e non più degrado e morte.

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1.Nelle mie mani la nascita di una nuova vita. 2. Io che osservo e mi prendo cura del mio percorso comunitario che si evolve solo se ci credo. 3.Il mio percorso comunitario lungo e impegnativo, al termine. 4. Un giorno beneficerò dei suoi frutti.

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1. La morsa della dipendenza Ho fotografato me stessa tenuta sott’acqua da una mano che rappresenta la violenza e la forza della droga che da quando ho 16 anni mi tiene incatenata. 2. Realizzo la mia rovina In questa foto ho voluto rappresentare la disarmante consapevolezza delle ferite interiori ed esteriori che mi hanno lasciato anni di abuso. 3. Chiedere aiuto Nell’ultima foto ho rappresentato l’essermi resa conto di avere bisogno di aiuto per affrontare la mia dipendenza alzando le mani al cielo.

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1. Nelle mie mani la nascita di una nuova vita. 2. Io che osservo e mi prendo cura del mio percorso comunitario che si evolve solo se ci credo. 3.Il mio percorso comunitario lungo e impegnativo, al termine. 4. Un giorno beneficerò dei suoi frutti.

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IL MIO LUNGO PERCORSO DI CURA

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VENEZIA TRA LUCI E OMBRE La Basilica di SS Maria e Donato E’ la “mia” chiesa la mia parrocchia. Sono a Murano che si divide in due, Rio e S .Donà, appunto la mia parrocchia. Nasco e vengo battezzato lì. Faccio la comunione, la Cresima, riesco a fare anche il “cantore” vestito di bianco. Insomma la mia infanzia a che fare in gran parte con S. Donato. Divento lupetto, poi scout, quindi sono parte attiva di quel patronato che mi vede spesso e volentieri in prima linea, con giochi, partite di calcio, di basket e molte altre cose. Qui ho iniziato la mia vita che poi avrà dei risvolti tutt’altro che lieti e che ancora non riesco ancora ben a mettere a fuoco, dato che ero un bambino felice e senza problemi e tutti i bambini che mi circondavano poi hanno avuto una vita più che normale, al contrario di me. Ponte di Rialto Questo l’ho scelto perché è stato un periodo magico della mia vita. Periodo coronato dallo sport e soprattutto dalla voga. Sport con il quale ho avuto molte soddisfazioni dandone anche ai miei familiari. Soprattutto quando c’era la regata storica con più di 100.000 persone assiepate lungo il canal grande. Il passaggio sotto il ponte di Rialto era mitico, molto sentito e molto emozionante. Ogni volta che vedo quel ponte o ci passo sotto, sento una grande emozione dentro di me e non posso fare altro che pensare alle mie regate. Questo è stato un periodo magico. La gente che mi chiamava dalle barche che mi acclamavano, senza pensare che di li a poco sarei caduto in un baratro; ecco allora il terzo motivo… Ponte dei sospiri Questa è la fase più brutta della mia vita; la droga e di conseguenza il carcere. Come non associare il ponte dei sospiri al carcere; è noto a tutti che questo ponte è legato al passaggio dei prigionieri dei piombi di Venezia al boia, alla morte. Nel mio caso non era così grave ma mi ricorda sempre il carcere. Un posto nel quale non avrei mai pensato di finire. Invece dopo aver conosciuto la droga la discesa verso l’inferno è stata veloce; poi le sostanze di tutti i tipi, i furti, le rapine, l’allontanamento dalla famiglia e la strada, fino a toccare il fondo. Anche se sto facendo ancora un sacco di sacrifici, posso dire che finalmente sto vedendo la luce, proprio così, dopo il tunnel la famosa luce. Ecco allora che arriva la quarta illustrazione… Piazza S. Marco Piazza S. Marco con le sue gondole e il suo campanile…come non associare la gioia con questa bellissima Piazza, il giardino del mondo. Quante volte andando a Venezia e poi in piazza pensavo Dio c’è, Dio esiste e io sono rinato. Ma è tutto vero? Deve esserlo e io devo fare in modo che tutto continui, che la mia Piazza S. Marco non vada più via e che mi faccia sempre sognare.E’ proprio così che a volte rivedo tutta la mia vita in un sogno, dall’inferno al paradiso; e adesso è bello ripensare che sia “quasi finito”. Dico quasi perché lascio sempre una piccola porticina aperta non per ricadere ma soltanto per fare in modo di ricordare.Ricordare che ho molto sofferto e fatto anche soffrire chi mi voleva bene e forse soffre tuttora.Ricordare che è successo proprio a me, come quando mi vedevo in quelle squallide celle del carcere…mi dicevo “è tutto vero”? Ma è successo proprio a me?Era come impazzire, trovarmi in un posto che non mi apparteneva…e poi a chi può appartenere? Ebbene se adesso sono un po’ felice penso di meritare tutto questo, almeno per tutte le fatiche che ho fatto e per tutto quello che ho buttato via e che pian piano mi sto riprendendo..