La Fondazione Bevilacqua La Masa
in collaborazione con il
Circolo Fotografico La Gondola
presenta la mostra collettiva
Codice sorgente 1948/2018
dal 15 febbraio al 22 marzo 2019
Venezia, Palazzetto Tito, Dorsoduro n. 2826
Inaugurazione venerdì 15 febbraio 2019 ore 18.00
La mostra Codice Sorgente 1948/2018 celebra i settant’anni del Circolo Fotografico La Gondola, fondato a Venezia, nel 1948, da Paolo Monti, Gino Bolognini, Luciano Scattola e Giorgio Bresciani.
Per questa importante ricorrenza, grazie alla collaborazione della Galleria Bevilacqua La Masa, presso la sede di Palazzetto Tito è stata realizzata questa importante ed originale esposizione.
Sono state scelte, traendole dall’Archivio del Circolo Fotografico La Gondola (un contenitore di circa 25000 vintage dal 1948 in poi), una serie di fotografie e i Soci sono stati chiamati a confrontarsi con queste “vecchie” immagini per creare un’immagine “contemporanea”.
Con un’opera di condivisione, plagio, imitazione, riproduzione, derivazione, ma anche di semplice ispirazione, 29 autori hanno prodotto ben 33 progetti che vengono qui esposti in coppia ed a confronto tra loro.
Si è così, non solo, data nuova vita a fotografie “dormienti” in un archivio ( per usare una bella espressione di Joan Fontcuberta) ma si è cercato il codice sorgente di ogni immagine per impossessarsi delle dimensioni ontologiche nascoste in quella riproduzione del mondo.
In un gioco di specchi nel quale autore e fruitore si guardano negli occhi e cercano di comprendersi a vicenda, per poi non arrivare comunque a nulla, per una sorta di inutilità della fotografia che da sola non vive senza un fruitore ma che non esiste nemmeno senza un autore.
Ma in questa complessa operazione, ben due codici sorgenti si evidenziano, si confrontano e alla fine si scontrano: l’autore esprime nell’immagine la propria labirintica visione del mondo e il fruitore la percepisce, apprendendola sia per interpretarla che, poi, per utilizzarla nella produzione di altre icone.
Con una babele di rimandi, di riferimenti, di punti di vista, una sorta di cacofonia iconica rimbomba come un eco ininterrotto, per poi sparire all’improvviso, alla visione di una nuova immagine.
Che dobbiamo fare, allora? Negare ogni attitudine della fotografia a narrare, descrivere, indicare, in quanto ogni sublimazione del reale sarebbe inutile?
Oppure accettare un bacio reciproco e profondo tra codici sorgenti, con un arricchimento biunivoco e affettuosamente contraccambiato?
Purtroppo è spesso una lotta impari, in quanto difetta la presenza di una delle due parti e, spesso , senza alcuni presupposti narrativi, anche il codice sorgente resta oscuro.
Ma questa assenza è un bene, non un male: la lettura non contestuale , all’interno dello spazio-tempo, moltiplica le possibilità della fotografia.
E’ così possibile un continuo incontro/scontro, foriero di mille interpretazioni e di letture, mai veramente terminate.
E la contrapposizione tra ieri ed oggi, tra autore e fruitore, è solo una trappola cognitiva, nella quale non bisogna cadere: ogni fotografia è una fotografia non finita, che attende la relazione con l’altro, per aggiungere senso al senso.
In quest’esposizione sono presente con un’installazione ed una immagine del 2000. La foto dell’installazione è stata presa con uno smartphone Huawei P8 lite-2017 mentre andavo al lavoro da Venezia a Mestre, sul ponte della libertà.
Era il 7 giugno 2017, ore 10:27: un deposito di rifiuti urbani aveva preso fuoco da poco a Marghera.
in esposizione è stato collocato direttamente il cellulare con l’immagine ripresa.
reportage fotografico del 2000